BOSCO DI MESTRE E FORTE COSENZ

Tutti i tracciati, sempre grazie alla collaborazione con FIAB, sono stati georeferenziati, descritti puntualmente e resi disponibili sul sito, per essere scaricabili anche mediante QR code.

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IL BOSCO DI MESTRE

Il Bosco di Mestre è uno dei maggiori programmi con cui il Comune di Venezia sta valorizzando la terraferma. Rappresenta un intervento orientato all’incremento della biodiversità, mediante il ripristino dei boschi planiziali e la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua. Gli obiettivi del progetto sono infatti:

1.      Disinquinare l’aria e i corsi d’acqua che sfociano in Laguna

2.      Proteggere la terraferma dalle alluvioni

3.      Rinaturalizzare e aumentare la biodiversità

4.      Creare aree per lo svago e il tempo libero

5.      Educare all’ambiente e creare un “laboratorio vivente naturale”

6.      Recuperare la memoria storica e rafforzare l’identità della città

ll Bosco di Mestre è una realtà che, a pieno titolo, fa parte del tessuto urbano del Comune di Venezia.L’idea di dotare Mestre di un grande bosco periurbano nasce attorno al 1984 da un vasto movimento ambientalista che si oppone alla costruzione del nuovo ospedale vicino al boschetto di Carpenedo. Le aree boscate gestite dall’Istituzione sono attualmente circa 230 ettari. Il Piano regolatore vigente ne prevede circa 1100 ettari. Il Bosco di Carpenedo, il Bosco dell’Osellino, il Bosco di Campalto e le vaste aree Querini con i Boschi Ottolenghi, di Franca e Zaher cingono l’abitato di Mestre con un bosco che di anno in anno assume sempre più l’aspetto naturale tipico del bosco planiziale. Ogni area boschiva recuperata è stata pensata per percorsi pedonali e ciclabili, con tratti dedicati anche alle passeggiate a cavallo. Lungo i sentieri, grazie ai pannelli informativi è possibile conoscere le diverse specie di piante e animali che si possono vedere e incontrare nel bosco: un’occasione per immergersi nella natura in modo attivo e consapevole. Bosco Zaher, Bosco Ottolenghi e Bosco di Franca sono i più grandi e con una progettazione molto ben studiata e portano con sé anche un valore importante: quello del ricordo.

Bosco Zaher è dedicato alla memoria di Zaher Rezai, un ragazzo afghano che nel 2008 con pochi soldi in tasca aveva lasciato il proprio paese, affrontando un difficile viaggio di seimila chilometri con la speranza di raggiungere un luogo dove vivere una vita migliore. Sbarcato da una nave nel porto di Venezia, si era nascosto sotto un camion per poter attraversare la frontiera. Purtroppo però il giovane Zaher perse la vita, schiacciato dalle ruote del mezzo, in una strada non lontana da dove sorge il bosco a lui dedicato. Accanto al corpo venne trovato un sacchetto trasparente con all’interno pochi oggetti cari e i fogli di un diario con frasi sincere e toccanti che parlano di speranza e versi di poesie in persiano antico. Appena all’interno del bosco è stata realizzata una scultura (installazione del Maestro Luigi Gardenal) che raccoglie le parole e le immagini ritrovate nel quaderno di Zaher.

Bosco Ottolenghi si estende per 30 ettari ed è stato il primo tratto ad essere aperto al pubblico. È situato sul lato opposto di via Altinia, la stessa strada in cui si apre anche Bosco Zaher, sempre nella frazione di Favaro Veneto. Incastrato tra la linea ferroviaria Mestre-Trieste, il fiume Dese e l’abitato di Favaro Veneto, questo tratto di bosco vede i propri accessi lungo via Forte Cosenz, dove sorgono i resti dell’omonima struttura militare che fa parte del campo trincerato di Mestre. L’area è dedicata ad Adolfo Ottolenghi, uomo di dialogo e di cultura che dal 1912 al 1944 è stato il rabbino capo della comunità ebraica di Venezia. Insieme a tanti suoi concittadini anche Adolfo Ottolenghi venne arrestato per mano tedesca, deportato e ucciso ad Auschwitz. All’interno del bosco, in memoria del rabbino, c’è una targa in legno disegnata da Guido Zordan.

Il Bosco di Franca, adiacente al bosco Ottolenghi, è dedicato a Franca Jarach, diciottenne desaparecida argentina uccisa con altri studenti del Liceo National di Buenos Aires, durante la dittatura militare argentina degli anni settanta. Il bosco, realizzato tra il 2003 e il 2006, ricopre un’area di 22 ettari, al suo interno interagiscono tre diversi ecosistemi: il bosco, le aree umide e il prato.


IL CAMPO TRINCERATO DI MESTRE

L’annessione del Veneto al territorio italiano coincide, a partire dal 1866, con una generale riorganizzazione militare del neonato Regno d’Italia. In questo contesto, nel 1882 è avviata nell’entroterra veneziano la costruzione del Campo Trincerato di Mestre. In una prima fase, la piazzaforte si compone di tre grandi fortezze disposte in modo concentrico attorno a Forte Marghera, destinato a diventare perno del nuovo sistema di difesa della terraferma: Forte Brendole alla Gazzera, Forte Carpenedo e Forte Tron, nel quartiere denominato Catene. I progetti per i tre forti, pressoché identici tra loro nell’impianto generale, si ispirano alle costruzioni dell’ingegnere austriaco Andreas Tunkler: imponenti strutture poligonali coperte da terrapieni e circondate da fossati, realizzate perlopiù con murature a sacco e dotate dei più moderni ritrovati bellici del tempo. Batterie di cannoni di medio calibro venivano direzionati a raggiera verso l’entroterra, con l’obiettivo di tenere lontani da Venezia eventuali aggressori.

Nel rapido aggiornarsi delle tecniche belliche queste fortificazioni sarebbero risultate obsolete già pochi anni dopo la loro costruzione. Per questo motivo, tra il 1908 e il 1911, il Campo Trincerato di Mestre si arricchisce di una nuova linea difensiva, più avanzata, ad integrazione della preesistente: Forte Rossarol (1908), Forte Poerio (1908), Forte Mezzacapo (1909), Forte Sirtori (1911) e Forte Cosenz (1911) vengono strategicamente posizionati per colmare le aree ritenute scoperte, nel tentativo di costituire un sistema duraturo e aggiornato rispetto alle sempre più potenti artiglierie.

Le nuove fortificazioni, in grado di sostenere la crescente capacità di gittata delle artiglierie, si mostrano completamente diverse da quelle ottocentesche: realizzate interamente in calcestruzzo e non più protette da terrapieni su tutto il perimetro. I nuovi fortilizi, denominati anche con il termine “batterie corazzate”, sono progettati e costruiti secondo il cosiddetto “modello Rocchi”: macchine belliche compatte, poste sostanzialmente fuori terra, dotate di artiglieria pesante installata su cupole corazzate girevoli fino a 360°.Tuttavia, i rapidi cambiamenti nelle tecniche belliche avrebbero nuovamente vanificato la corsa all’aggiornamento tecnologico incarnata da questi oggetti, rendendoli presto sistemi obsoleti e scarsamente funzionali alle necessità della guerra. Il nuovo Campo Trincerato sarebbe stato completato nel 1912 e disarmato già nel 1915, quando, poco dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, si sarebbe deciso di dismettere gli armamenti perché altre costruzioni simili (come Forte Verena, sull’Altopiano di Asiago) si erano dimostrate del tutto inadeguate allo scontro con le artiglierie pesanti. Da strumenti di difesa, i forti sarebbero stati presto convertiti in basi logistiche di supporto a Forte Marghera, trasformati in polveriere, depositi e magazzini di stoccaggio fino alla completa dismissione tra i primi anni ’80 e la metà degli anni ’90 del Novecento.


FORTE COSENZ

Forte Cosenz viene costruito nel 1911 tra le anse del fiume Dese, a Nord di Favaro Veneto, come parte della seconda linea difensiva del Campo Trincerato di Mestre. La nuova struttura, intitolata al generale Enrico Cosenz (1820-1898), è sorta per difendere la linea ferroviaria Venezia-Portogruaro, sulla direttrice per Trieste. L’edificio mostra i caratteri tipici delle fortificazioni edificate secondo il cosiddetto modello “Rocchi”: una struttura monolitica in calcestruzzo non armato, dotata in origine di quattro cannoni da artiglieria pesante “modello 149A”, installati in copertura su cupole corazzate girevoli fino a 360°. Privato presto degli armamenti come tutti i forti di seconda generazione del Campo Trincerato, a partire dal 1915 ha svolto funzioni diverse da quella di difesa: prima polveriera e, successivamente, deposito e magazzino, fino al parziale abbandono. Questo “monolite moderno”, progressivamente riconsegnato alla natura, è oggi al centro del sistema del Bosco di Mestre, un’estesa area verde sorta negli anni ’80 del ’900 nella Città Metropolitana di Venezia.



I PERCORSI DI ACCESSO AL BOSCO

MES3 1 - Ciclovia AIDA dalla stazione di Mestre a Forte Cosenz (Km 8,8 pista ciclabile 58% - asfalto 75%)

Grazie ad una rete estesa e capillare Il Bosco di Mestre e il Forte Cosenz sono facilmente raggiungibili da ogni parte del territorio comunale. Per chi raggiungesse Mestre in treno, e la cosa è fortemente consigliata, si può da subito “salire” sulla ciclovia AIDA (vedi box relativo) che transita nelle vicinanze provenendo da Marghera. Una volta usciti dalla stazione si prosegue dritti per via Piave, si svolta a dx al primo incrocio (via Ortigara), poi a sin per via Pasubio e ancora a dx per via Montello, fino ad incrociare la ciclabile di via Dante (km 0,4).

Il percorso prosegue in sede protetta sempre lungo via Dante ma al km 0,9 si svolta a dx su via Fusinato e poi a sin lungo via Cappuccina, sempre su ciclabile. Attraversata via Carducci si imbocca via della Brenta Vecchia costeggiando il Museo del Novecento M9. Siamo già nel centro di Mestre, superato il museo poche centinaia di metri ci separano dal Duomo di San Lorenzo e dalla Piazza Ferretto, dominata dalla trecentesca torre medievale. Attraversata via Poerio si prosegue in direzione nord lungo via Fapanni, prima in area pedonale, e poi su comoda ciclabile, si attraversa l’area di Parco Ponci (che a dispetto del nome è solo un parcheggio) e all’altezza di via Spalti (km 2,1) si volta a sin fino ad incrociare il novecentesco viale Garibaldi. Si svolta a dx e si prosegue verso nord su ciclabile alberata fino alla Piazza Carpenedo (sulla destra la maestosa mole della chiesa Arcipretale dedicata a Gervasio e Protasio (km 3,4). Si imbocca di fronte via Ligabue proseguendo poi verso nord lungo via Sem Benelli sino all’incrocio con via Vallon (km 4,1). Si svolta a sin e poco dopo si imbocca, in mano sinistra, il sottopasso ciclopedonale che permette di attraversare agevolmente la linea ferroviaria Venezia-Trieste. All’uscita proseguire sulla destra rimanendo sulla pista ciclabile per svoltare decisamente a dx, poco prima della deviazione per Forte Carpenedo (km 4,9). Si prosegue su sentiero sterrato, ma ben tenuto, per circa 800 metri, si attraversa in sede stradale il canale scolmatore e si svolta ancora a destra per via Favorita, una bella stradina a traffico limitato adatta ai ciclisti. Al km 6,5 l’itinerario prosegue sulla sin per via Cà Solaro che si abbandona all’altezza della rotatoria per proseguire in mano destra (km 6,9) su ampio sottopasso ciclopedonale. Rientrati in superficie si svolta a 180° sulla sinistra, prima su sede ciclabile poi impegnando via Forte Cosenz. Siamo già all’interno del Bosco di Mestre con la possibilità di variare paesaggi e itinerari. Se si rimane sulla via principale, non asfaltata, in pochi minuti si raggiunge l’ingresso dell’area del Forte (km 8,8). Oltre il Forte è possibile proseguire oltre seguendo la ciclabile di via Altinia fino alla frazione di Dese (sul fiume omonimo), svoltare poi a destra su via Litomarino e raggiungere dopo alcuni km la località Ponte Alto (confine comunale).



MES3 2 - Dal Tarù al Forte Cosenz (Km 10,7 – pista ciclabile 50% - asfalto 89,5%)

Per chi proviene da nord, in particolare dalla provincia di Treviso, il punto di partenza di questo itinerario è fissato in via Marignana, in località Tarù, un tempo comune autonomo, proprio all’altezza del confine provinciale. Si percorre subito, in direzione sud, un’ampia ciclabile che in pochi metri conduce sulle rive del fiume Dese e che lo attraversa mediante un bel ponte ciclopedonale. Al km 1,2 si abbandona l’argine proseguendo su via Turbine per circa 500 metri e svoltando poi su via Gatta su ciclabile piuttosto datata. All’incrocio con via Scaramuzza è possibile una deviazione sulla destra per raggiungere Forte Mezzacapo, coevo al Cosenz, dove l’associazione “Dalla Guerra alla Pace, Forte alla Gatta” che gestisce gli spazi propone continuamente iniziative culturali di ottimo livello. Proseguendo invece dritti e rimanendo su via Gatta questa volta su ampia e bella ciclabile, si giunge ad incrociare il Terraglio (km 4,4), storica via di comunicazione tra Mestre e Treviso. Ai viaggiatori attenti non sarà sfuggito sulla destra il grande parco della settecentesca Villa Furstenberg, poi Agnelli e ora sede centrale della Banca IFIS.

L’itinerario prosegue ora in direzione sud lungo la ciclabile del Terraglio, strada che si lascerà al km 5,4 per imboccare sulla sin via Cà Sagredo, poi sulla dx via Doriano, sulla sin via Castelcigoto e poi ancora a dx via Eridesio (Km 7). Le strade tutte a basso traffico nel fine settimana vengono invece utilizzate dal traffico pendolare durante il periodo lavorativo creando qualche disagio. Al km 7,7 si svolta a sin per via Favorita confluendo sull’itinerario. 



MES3 3 - Dal Forte Gazzera a Forte Cosenz (Km 10,1 pista ciclabile 46% - asfalto 71%) 

Forte Gazzera fu il primo forte del Campo Trincerato dopo l’ultimazione di Forte Marghera. L’anno di costruzione risale infatti al 1883, ben 4 anni prima dei gemelli Tron e Carpenedo. Il forte è affidato in gestione al Comitato Forte Gazzera, che riunisce diverse associazioni. All’interno è presente un interessante Museo etnografico. Il percorso inizia proprio davanti al cancello d’ingresso della struttura e prosegue lungo la ciclabile di via Brendole in direzione Gazzera. Dopo circa 1 km, alla rotonda si svolta a sin proseguendo, sempre su ciclabile, in direzione sud e sottopassando la tangenziale di Mestre al km. 1,6. All’uscita si svolta a sin e si prosegue dritti lungo strada fino alla rotonda della Castellana, poco prima sulla destra il cantiere della nuova stazione ferroviaria del centro di Mestre. Alla rotonda si prosegue dritti per via San Damiano, si transita davanti alla grande chiesa dedicata a San Lorenzo Giustiniani (primo patriarca di Venezia) e si sbuca sul Terraglio, la storica strada che da secoli conduce a Treviso. Al km 3,2 si attraversa il Terraglio su passaggio non semaforizzato e si prosegue in direzione nord lungo la ciclabile che costeggia la strada. Al km 3,8 si svolta lungo via Trezzo su nuova ciclabile e dopo circa 500 metri si devia a sin su via del Tinto, così chiamata per la presenza, nel passato, di una pianta (isatis tinctoria) da cui si ricava un colorante di tonalità blu. La via costeggia il nucleo primordiale del bosco di Mestre, quei pochi ettari destinati in origine alla costruzione del nuovo ospedale ma che furono salvati grazie alla mobilitazione di cittadini e associazioni. Quasi alla fine di via del Tinto (km 5,1) si svolta a destra per via del Boschetto, una stradina sterrata che costeggia anch’essa il bosco, e si prosegue fino ad incontrare al km 5,9 la ciclovia AIDA proveniente da sud. Fino al Forte  Cosenz le due tracce coincidono.

Si prosegue impegnando la pista ciclabile svoltando poi a dx, poco prima della deviazione per Forte Carpenedo. Il forte è gestito da alcuni anni dalla Cooperativa Forte Carpenedo onlus e mette a disposizione dei visitatori aree di sosta e di ristoro, oltre agli spazi interni del forte. Si prosegue ora su sentiero sterrato, ma ben tenuto, per circa 800 metri, si attraversa in sede stradale il canale scolmatore per svoltare ancora a destra per via Favorita (km 7), una bella stradina a traffico limitato adatta ai ciclisti. Al km 7,7 l’itinerario prosegue sulla sin per via Cà Solaro che si abbandona all’altezza della rotatoria per proseguire in mano destra (km 8,1) su ampio sottopasso ciclopedonale. Rientrati in superficie si svolta a 180° sulla sinistra, prima su sede ciclabile poi impegnando via Forte Cosenz. Siamo già all’interno del Bosco di Mestre con la possibilità di variare paesaggi e itinerari. Se si rimane sulla via principale, non asfaltata, in pochi minuti si raggiunge l’ingresso dell’area del Forte (km 10,1).



MES3 4 - Da Forte Marghera a Forte Cosenz (Km 10 pista ciclabile 85% - asfalto 67%)

L’itinerario filologico per eccellenza è quello che parte da Forte Marghera e raggiunge Forte Cosenz attraverso un percorso prevalentemente urbano. Filologico perché Forte Cosenz, assieme agli altri forti di terra e d’acqua è stato realizzato proprio per proteggere Forte Marghera, e quindi Venezia, dall’assalto dei “nemici”. La realizzazione del principale elemento del Campo Trincerato di Mestre ha avuto una gestazione piuttosto lunga e travagliata iniziata a partire dai primi anno del secolo XIX secolo fino al 1881, anno del definitivo completamento. Solo successivamente sono stati realizzati tutti gli altri forti, tra cui il Cosenz (1911). L’itinerario inizia davanti al ponte che attraversa il fosso di guardia del forte e si caratterizza per l’alto tasso di sicurezza. Sono pochissimi infatti i tratti privi di pista ciclabile e anche dove manca l’infrastruttura l’itinerario interessa strade e stradine a basso volume di traffico. Si punta decisamente verso nord intercettando, dopo circa 500 metri, la ciclabile che collega Mestre al Parco di san Giuliano. Sulla destra si scorge il suggestivo Ponte Europa, il ponte ciclopedonale strallato di oltre 140 metri che supera la statale per Trieste e conduce al parco. Si svolta invece a sin percorrendo la ciclabile in direzione centro per circa 1,2 km per svoltare poi a dx su via Sansovino e percorrendo in rapida successione le ciclabili su via Tina Anselmi e via Vallenari. Al km 3,9 si svolta a dx rimando sempre sulla Vallenari, strada che lasceremo definitivamente al km 5.9 all’incrocio con via Triestina. Sulla destra si potrà scorgere il cantiere della nuova ciclabile che collegherà l’abitato di Favaro a quello di Tessera. Si percorre sulla dx un tratto di strada di circa 200 metri per svoltare poi a sin su via Lazzaretto, una stradina che confluisce poi su un sentiero campestre e, dopo aver attraversato il canale scolmatore, all’ingresso del Bosco (km 7,45). Si percorre su bella stradina sterrata tutto il perimetro del bosco per giungere, dopo aver scorto sulla dx il monumento a ricordo del piccolo Zaher (a cui è dedicato la porzione di bosco appena attraversato), all’impianto semaforico di attraversamento della pericolosa via Altinia, ora impreziosita lungo quasi tutto il tracciato, di una bella e ampia ciclabile. Ancora 500 metri e l’ingresso di Forte Cosenz ci appare quasi improvvisamente (km 10).

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